Lo scorso anno, era circolata una ricerca internazionale, per certi versi, inquietante. Esaminando le abitudini di gioco di bambini, tra i 5 e 12 anni, appartenenti a 12mila differenti famiglie, era emerso come solo in dieci paesi i bambini giocassero, in media, all’aperto, per 30 minuti al giorno.
Nel Regno Unito, ad esempio, il 20% non aveva mai provato ad arrampicarsi su un albero e il 64% si divertiva, fuori casa,meno di una volta a settimana.
E in Italia, qual è la situazione dei bambini?
In Italia, se si parla di bambini, la situazione non è di certo migliore. Del resto, chi ha figli, sa a cosa mi riferisco. Sprofondati sul divano, con in mano il cellulare, o davanti alla consolle, non si schioderebbero dalle loro postazioni nemmeno in caso di evacuazione.
I “Millenials” sono cresciuti a pane e tecnologia, alienando la propria mente. E anche il loro fisico, inattivo, mummificato davanti ad uno schermo sul quale quei personaggi fittizi, in eterno movimento, corrono, scappano, sparano, saltano.
Amicizie reali o virtuali?
Solo virtuali. I ragazzi, con le loro cuffie, comunicano, durante le sessioni di gioco, attraverso la Play, con coetanei sparsi nel mondo. Certo, facilitano l’apprendimento dell’inglese, ma contatti fisici, reali, personali, poco o niente. Si sta costruendo un mondo di relazioni via rete.Prima si chiamava l’amico al telefono; ora, gli si manda un Whatsapp o, al massimo, una e-mail.
Un problema strutturale.
Forse mancano le strutture per accogliere i ragazzi? Gli oratori, i parchi, i campetti di periferia, non sono scomparsi, ma probabilmente è a rischio la sicurezza. Come non condividere questo preoccupazione?
Quando i nostri ragazzi o bambini escono, abbiamo sempre il timore che possa succedere loro qualcosa perché la cronaca nera, quotidiana, non aiuta certo a rasserenare le coronarie di un genitore. Anche se gli italiani tendono a mettere sotto una campana di vetro i propri eredi, per proteggerli, occorre, sensatamente, domandarsi cosa e come fare per spingerli, in sicurezza, ad uscire di più.
I genitori dei “Millenials”sono cresciuti a forza di “ce l’hai”, “campana”, “nascondino”; i cortili erano animati da partite di pallone, scatenando l’ira dei condomini.
Benefici e rischi.
Adesso, ben che vada, le partite di calcio le giocano online, con Fifa, collegandosi tranquillamente dalla propria poltrona.
E la pancetta cresce, tra una merenda e l’altra, tra un cioccolatino e una patatina. Hai voglia puntare sulla prevenzione. Pensiamo, ad esempio, alle malattie cardiovascolari che oggi rappresentano una delle principali cause di morte nei Paesi industrializzati.
Ipertensione arteriosa, coronaropatie, vascolopatie periferiche: basterebbe correggere l’alimentazione, ma, soprattutto, fare movimento; semplice attività motoria, mica a livello agonistico. Pensiamo, a questo punto, cosa ne sarà dei nostri figli, dei quali solo il 21% gioca, ogni giorno, all’aperto. Senza trascurare il rischio di obesità, di diabete e tutte le malattie annesse e connesse. E i genitori sono impotenti o incolpevoli di questa situazione? Non sempre.
Anzi, il più delle volte, si tende a demandare, alle tate virtuali, gli svaghi dei propri figli, giustificandosi con il non avere tempo. E’ una situazione di comodo gestire un figlio che gioca a calcio “sul cellulare” invece che portarlo ad allenarsi, due/tre volte a settimana nella squadretta locale.
L’invito, quindi, è quello di trovare il tempo per “stare con i figli”contribuendo alla reciproca salute e non solo, visto che anche i rapporti genitore-figlio sono tirati all’osso proprio per la vita frenetica che ognuno di noi fa.
Quindi, genitori, non affidate i pomeriggi dei vostri figli ai cellulari, alla televisione, ai videogiochi. Spronate(vi)liad uscire, create delle occasioni opportune per abbandonare, per qualche ora, il divano. In questo modo, investirete sulla loro salute e sulla loro longevità.
P.S. Ad ogni modo prima di avere un figlio è opportuno farsi un po’ di domande. In caso non foste ancora pronti, leggete qui.