Su Nutrients, un gruppo di esperti dell’Associazione Medici Endocrinologi ha pubblicato un documento sul corretto approccio nei confronti del trattamento del deficit da Vitamina D.
TANTE DOMANDE IN CERCA DI RISPOSTA.
L’obiettivo era quello di rispondere ad alcune domande: questa vitamina è realmente una panacea?
Protegge dal diabete e dal cancro? I medici devono focalizzare in maniera importante la loro attenzione sui livelli circolanti in tutta la popolazione?
I preparati di Vitamina D sono tutti uguali? Il medico può scegliere qualsiasi preparato di Vitamina D e somministrarlo in maniera equivalente?
Prima di tutto, va ricordato che la vitamina D è fondamentale per la salute delle ossa, aiutando l’organismo ad assorbire il calcio, uno dei principali costituenti del nostro scheletro e prevenendo l’insorgenza di malattie ossee, come l’osteoporosi o il rachitismo.
UN SEMPLICE ESAME.
Con un apposito esame, si può valutare il proprio stato. “I valori di Vitamina D”, spiega Roberto Cesareo, endocrinologo, Ospedale S.M. Goretti, Latina e primo firmatario del lavoro, “attualmente adottati, prevedono che i soggetti con un valore inferiore a 30 ng/dl possano essere dichiarati affetti da insufficienza di Vitamina D.
Nella consensus abbiamo ritenuto più opportuno definire ridotti i valori di Vitamina D quando essi sono chiaramente al di sotto di 20 ng/dl”.
Non solo.
UN DOCUMENTO IMPORTANTE.
Il documento dimostra come non sia possibile sapere quali dosaggi corretti di questa vitamina incidano per la riduzione delle malattie legate alla sua carenza (diabete mellito, alcune sindromi neurologiche, alcuni tipi di tumori).
Insomma, la Vitamina D non è l’elisir di lunga vita e non va presa a caso.
“Va però ricordato”, aggiunge Fabio Vescini, SOC Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Azienda Ospedaliero-Universitaria Santa Maria della Misericordia, Udine “ che la prevenzione dell’ipovitaminosi D passa attraverso uno stile di vita corretto, cioè un’adeguata esposizione alla luce del sole ed una dieta bilanciata, anche se è più difficile per le persone anziane produrre adeguate quantità di vitamina con l’esposizione alla luce solare.
INTEGRAZIONE DELLA VITAMINA D.
Quindi, nei pazienti con osteomalacia o osteoporosi, negli anziani soprattutto quelli più esposti alle cadute, nei soggetti che per forza di cose non possono esporsi in maniera adeguata alla luce solare, il trattamento con l’integrazione di questa vitamina va considerato.
Una valida alternativa potrebbero essere le politiche di “fortificazione” dei cibi con Vitamina D, come avviene nei paesi dell’area scandinava, dove la radiazione solare è naturalmente meno ricca di raggi UVB”.
In Italia, nelle stagioni autunnali e invernali, non abbiamo una radiazione UVB sufficiente a far produrre Vitamina D nella cute (anche in estate, per l’eccesso di creme solari).
“Certamente un valore basso, rilevato in autunno, è segno che le scorte di vitamina D non sono state colmate nell’estate appena trascorsa ed è logico attendersi che in primavera questo paziente abbia una severa ipovitaminosi D”.
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